Dietro lo strambo
pseudonimo si nasconde un originale musicista folk-rock. Nel nuovo disco
"The Branches", registrato nel capanno degli attrezzi, continua il
viaggio nella saga familiare dell'album precedente usando esclusivamente la
strumentazione che era disponibile fino al 1910.Si chiama Ben Cooper, è un
ragazzone americano trentunenne di Jacksonsville, Florida che da qualche tempo,
in arte, ama farsi chiamare Radical
Face, l'ultimo di una serie di pseudonimi. Ha appena pubblicato il
nuovo album The Branches (su etichetta Nettwerk/Self) dove
dimostra una notevole familiarità con l'universo folk rock, piacevolmente
immerso in una dimensione acustica quieta ma immaginifica. Radical Face è un
tipo tosto capace di creare dischi di qualità ma sempre secondo i dettami
rigorosi della filosofia "do it yourself". Magari sovrincidendo le
tracce utilizzando strumenti diversi e diverse tonalità di voce, ma senza
l'aiuto di nessun altro collaboratore e sempre in completa, assoluta libertà. The Branches è il secondo capitolo di una trilogia che l'artista
ha annunciato con il primo capitolo pubblicato nel 2011, The Roots. In quelle canzoni Radical Face utilizzava esclusivamente
strumenti musicali disponibili fino al 1860, perché il racconto che si
sviluppava nelle singole canzoni, una saga familiare, arrivava sino a quella
data. Ben Cooper ha nove fratelli, e l'idea di risalire alle origini
dell'albero genealogico lo intrippa da sempre. E adesso, con il secondo atto,
ha deciso di procedere lungo il successivo mezzo secolo adottando perciò
strumenti disponibili tra il 1860 e il 1910. Tutti rigorosamente usati,
acquistati nei mercatini oppure su eBay magari tirando sui prezzi, perché
strumenti a corde, primitive steel guitar, mandolini, banjo, ma anche violini e
cornamuse, hanno un loro mercato vivace.
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