"La decisione del dipartimento dell'amministrazione penitenziaria di scarcerare i detenuti più anziani e quindi più vulnerabili ed esposti al virus è comprensibile, ma non può e non deve includere boss mafiosi". A dichiararlo è Maricetta Tirrito, portavoce del Comitato collaboratori di giustizia (Cogi).
"Dal 21 marzo ad oggi, con la 'scusa' del coronavirus - spiega Tirrito -, sono stati scarcerati personaggi di assoluto rilievo della vita mafiosa: l'ultimo in ordine temporale è Francesco Bonura che, per 'motivi di salute gravissimi', è tornato a casa dalla moglie a Palermo. Forse è bene ricordare che un boss mafioso non conosce redenzione e anzi, più è anziano e più viene rispettato dalla comunità mafiosa: e, nel caso di Bonura, non parliamo di un personaggio di secondo piano, ma di uno dei protagonisti della criminalità organizzata".
"È inaccettabile concedere a malavitosi di questo calibro il privilegio di scontare la propria pena a casa e, probabilmente, il Governo non si rende conto delle gravissime ripercussioni che queste decisioni avranno sulla società civile. Scarcerare Bonura, così come i calabresi Rocco Filippone e Vincenzo Iannazzo, significa restituire alla mafia tre dei suoi capi più potenti: un atto inconcepibile ed ingiustificabile sotto qualunque punto di vista", conclude.
Nessun commento:
Posta un commento