"Trovo assurdo che detenuti che si organizzano e creano rivolte a tappeto in tutto il Paese vengano premiati con le scarcerazioni, e poliziotti e agenti della penitenziaria che hanno faticosamente riportato l'ordine, rimettendo in cella anche i più pericolosi, vengono indagati per lesioni, tortura e altri reati". Maricetta Tirrito, portavoce del Cogi (Comitato dei collaboratori di giustizia) non ha esitazioni nel descrivere la situazione attuale.
:La rivolta nel carcere di Santa Maria Capua Vetere (dove una cinquantina di detenuti avevano preso il controllo del reparto Danubio e nell'infermeria del penitenziario aggredendo sei agentipp) è l'ultimo anello di una lunga catena. Non è un caso - prosegue Maricetta Tirrito - che l'istituto casertano sia al centro di polemiche per un'inchiesta su presunti pestaggi. Chiariamo: una cosa sono i diritti umani, altro è assumere un atteggiamento persecutorio nei confronti degli agenti, impedendo loro di fare il proprio dovere fino in fondo a causa di possibili ritorsioni penali. L'istituto carcerario non deve essere un luogo fuori dalle regole, certo, ma deve anche essere chiaro che le regole per i detenuti devono essere stringenti. Un carcere è un luogo che si frequenta dopo aver commesso un reato, e dove non si può pretendere di decidere il proprio status”.
“Alle guardie carcerarie l'onere di far rispettare - sottolinea Tirrito dettate dallo stesso Stato, che non può diventare iper-garantista, salvo poi stupirsi se - vista la situazione - gruppi di detenuti, spesso organizzati, cerchino di prendere il sopravvento.
Proprio per questa ragione, oggi gli agenti rifiutano di entrare a fare servizio, perché 'rischiano di aggravare la loro posizione'. Consci anche del fatto che nei giorni scorsi la Procura ha indagato 44 agenti penitenziari per presunte violenze all'interno del carcere, dopo le rivolte verificatesi durante l'emergenza coronavirus.
“Credo che siamo arrivati veramente al paradosso totale - conclude Tirrito - nel quale lo Stato da una parte e il potere giudiziario dall'altra, vessano l'anello debole del sistema giudiziario, perché grazie alle loro incapacità non sanno più combattere contro il crimine vero".
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