La legge 40 sulla procreazione assistita fa
parlare di sè da anni; questa legge ha suscitato da sempre forti critiche fin
dalla sua prima uscita e nel fissare delle regole necessarie, la legge ha
imposto dei limiti eccessivi a chi vuole accedere alla procreazione assistita;
inizialmente la legge stabiliva l'obbligo di creare al massimo tre embrioni, il
divieto di congelarli, e l'obbligo di impiantarli tutti contemporaneamente nel
grembo materno; ma anche divieto di
fecondazione eterologa - con il seme o
gli ovuli di un genitore “terzo”, e - di diagnosi preimpianto.
Per questo motivo dalla sua entrata in vigore,
tantissime coppie italiane decisero di andare all'estero, dove le legislazioni
sono meno restrittive; una sorta di turismo medico e della speranza che fuggiva
da questa legislazione europea così severa
per rivolgersi soprattutto verso Spagna, Francia e Svizzera; un lusso
per pochi che potevano permetterselo, e una forma di discriminazione sociale.
Adesso la legge 40 è stata dichiarata illegitttima
dalla Corte Costituzionale che dopo aver affrontato la questione della
conservazione degli embrioni, della diagnosi preimpianto e del numero di
embrioni da impiantare nell'utero materno, per la seconda volta è stata
chiamata a giudicare la legittimità costituzionale della legge 40, sul divieto
di fecondazione eterologa; finalmente dopo quasi dieci anni di lotta tale
divieto è incostituzionale.
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