Radio Reporter 98

Radio Reporter 98
Ascolta in streaming

domenica 30 settembre 2018

Riscossione Sicilia. FISAC CGIL, UGL Credito e UNISIN denunciano oltre 400 giorni, senza un consiglio di amministrazione

“Qual’è il piano malefico che induce la politica regionale, nonostante la situazione disastrosa in cui versano le casse della regione, a lasciare una società strategica come Riscossione Sicilia, da oltre 400 giorni, senza un consiglio di amministrazione”.
Così esordisce una nota diramata da una parte dei sindacati di Riscossione Sicilia, FISAC CGIL, UGL Credito e UNISIN.
“In un periodo così lungo si varano leggi articolate e complesse – spiegano i sindacati – come anche si progettano palazzi,ponti e autostrade mentre la politica siciliana non è ancora stata in grado di dare un Consiglio di Amministrazione, peraltro già designato dal Presidente della Regione, a Riscossione Sicilia.
E seppure appare evidente che una efficiente attività di riscossione delle imposte assicurerebbe la liquidità necessaria alla regione per garantire i servizi indispensabili ai cittadini siciliani (sanità, lavoro, assistenza, etc.); dobbiamo registrare,sino a prova contraria, che questa classe politica preferisce anteporre il proprio interesse di bottega al bene pubblico e ai bisogni dei cittadini”.
“Tenuto conto delle note condizioni critiche in cui versa Riscossione Sicilia, ulteriormente deteriorate a causa di questo lungo periodo di immobilismo gestionale, – aggiungono – l’unica soluzione di buon senso è quella di trovare rapidamente un accordo con il Governo nazionale per far confluire funzioni e Personale dipendente senza soluzione di continuità, nell’Ente nazionale Agenzia delle Entrate-Riscossione”.
“Non si può non constatare – stigmatizzano FISAC CGIL, UGL Credito e UNISIN – come il lungo ritardo accumulato nel realizzare tale passaggio abbia reso ancora più grave la situazione societaria, che dopo decenni di perdite, nonostante ripetute ricapitalizzazioni a carico delle casse regionali, oggi registra anche un grave deficit finanziario senza precedenti.
Tale mancanza di liquidità ha provocato l’omesso riversamento alla Regione di circa 70 milioni di euro, che, conseguentemente, ha comportato l’irrogazione di sanzioni amministrative ad oggi attestate ad oltre 12 milioni di euro ma che sono destinate purtroppo a crescere per ulteriori svariati milioni di euro nei prossimi mesi, a carico dei cittadini siciliani”.
“L’affaire Riscossione Sicilia rappresenta un problema difficile da risolvere per la Regione Siciliana – stigmatizzano i sindacati – eppure la soluzione è stata già tracciata con la legge regionale n.16 che, nell’agosto 2017, ha previsto la messa in liquidazione della società previo accordo con lo Stato. Ad oggi quella legge è rimasta tale solo sulla carta!
Questo governo risulta omissivo rispetto all’obbligo della nomina del Consiglio di Amministrazione la cui missione, come previsto dalla legge, è quella di traghettare il sistema della riscossione siciliana nell’ambito di quello nazionale!
Bisogna quindi far presto e rimuovere ogni incomprensibile e colpevole ostacolo, affinché anche in Sicilia possa operare il più efficiente presidio di riscossione assicurato con le identiche modalità garantite nel resto del territorio nazionale”.

"I vertici di Riscossione Sicilia Spa  - concludono - hanno negato a lavoratrici e lavoratori il diritto di svolgere assemblea fuori dal luogo di lavoro, ma non possiamo fermare le iniziative volte a sbloccare la situazione di stallo in cui si trova la società ed a sollecitare l’avvio delle trattative per consentire la confluenza di funzioni e personale in AdER.
Per questo abbiamo indetto un presidio di rappresentanti sindacali in piazza del Parlamento a Palermo, nel pomeriggio del 2 ottobre a partire dalle ore 15, in coincidenza con i lavori di aula dell’Assemblea Regionale Siciliana.
Di fronte al silenzio e all’immobilismo, stiamo cercando di realizzare tutte le iniziative possibili, nell’esclusivo interesse di tutti i lavoratori, per la serenità, stabilità, e certezza del futuro delle nostre 700 famiglie”.

Nessun commento:

Posta un commento